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Vincenzo Peruggia, il ladro


Dumenza, 11 ottobre 1881 – Annemasse, 8 ottobre 1925

E' stato un decoratore e imbianchino italiano, divenuto famoso per aver trafugato la Gioconda dal museo del Louvre nel 1911.

Già impiegato del museo, compì il suo furto la notte del 20 agosto.
Processato dal Tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti, e condannato a un anno e quindici giorni di prigione.

In seguito partecipò alla Prima guerra mondiale, e dopo Caporetto finì in un campo di concentramento austriaco. Terminata la guerra emigrò nuovamente in Francia, morendo in Alta Savoia l'8 ottobre 1925.
Il furto avvenne fra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo. L’autore del furto era originario di Dumenza, un paese del nord della provincia di Varese. Emigrato in Francia giovanissimo, aveva lavorato anche per il Louvre. La collaborazione era cessata da qualche tempo, ma Peruggia aveva partecipato ai lavori per la sistemazione della teca di vetro dove era custodito il dipinto, allora nel Salon Carré, e conosceva bene le abitudini del personale del museo.

Le indagini della gendarmeria francese andarono fuori strada e non portarono ad alcun risultato concreto: la responsabilità del fatto fu via via attribuita all’Impero tedesco, a Guillaume Apollinaire (che aveva dichiarato di voler distruggere i capolavori di tutti i musei per far posto all’arte nuova), e al suo amico Pablo Picasso (subito rilasciato).

Nel frattempo, il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre, fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassare Castiglione.
Il dipinto fu rintracciato due anni più tardi, nel dicembre 1913, a Firenze.
Peruggia raccontò di aver custodito il dipinto in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi. Successivamente aveva portato il quadro in Italia con l'intenzione di "regalarlo all'Italia", ottenendo da qualcuno delle garanzie che il quadro sarebbe rimasto in Italia. Si era trasferto quindi a Firenze.

Quando fu arrestato, ai carabinieri che lo prelevarono disse di aver compiuto il furto per patriottismo, per "restituire il frutto dei saccheggi napoleonici". In realtà La Gioconda è legittimamente di proprietà dello Stato francese: il dipinto era stato infatti portato in Francia da Leonardo stesso nel 1516, quando il re Francesco I aveva invitato il pittore a lavorare ad Amboise, vicino alla residenza del Re (il Castello di Clos-Lucé). Qui Francesco I aveva acquistato da Leonardo varie opere, fra cui anche la Gioconda (si dice che il Re avesse pagato il dipinto 4000 ducati d'oro, una somma importante per l'epoca).

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1913 presso il Tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale ed ad un pubblico generalmente favorevole a Peruggia, per un malinterpretato amor di patria.
La pressione popolare sortì, comunque, l’effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti, ed a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione. Quando uscì di prigione, trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il frutto di una colletta, a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.

L’atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato in Francia. I due paesi, d’altra parte, coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. E, due anni più tardi, avrebbero combattuto insieme la prima guerra mondiale. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare, e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto (prima agli Uffizi a Firenze, poi all’ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese, in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.
La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle Ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l’attendevano il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Peruggia

Secondo la biografia di Gabriele d'Annunzio di Piero Chiara, Vincenzo Peruggia si rivolse al poeta per trovare insieme un nascondiglio.
D'Annunzio gli propose la sua stessa abitazione a Settignano. Il ladro accettò e spesse volte, infatti, negli anni a seguire, il poeta si vantava di aver avuto in casa La Gioconda per ben 5 giorni.
Ma con un astuto escamotage (il Peruggia aveva chiesto consiglio a d'Annunzio per rivendere il dipinto - e dividersi ill guadagno), il poeta lo indirizzò da un commerciante d'arte di sua conoscenza.
Qui, però, si fece trovare accompagnato dalla polizia che arrestò il Peruggia e il dipinto tornò poi al Louvre.



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